Il 4 maggio del 1958 a Reading in Pennsylvania nasceva Keith Haring, il più grande artista degli anni ottanta. L’erede di Andy Warhol: “La vita e il lavoro di Andy hanno reso possibile il mio lavoro. Andy aveva stabilito il precedente che rende possibile l’esistenza della mia arte”.

I graffiti di Haring ormai sono stampati dappertutto: sulle scarpe, nei tovaglioli, nella carta igienica, sulle carpette scolastiche, sui quaderni e dio sa dove altro ancora. 
Ma più silenzioso, e assai di maggiore impatto, è un libro edito da Mondadori. Io l’ho comprato nell’edizione economica a 9 euro e trenta. 
Mai soldi furono meglio investiti.  Perciò vi suggerisco di fare altrettanto. 

Entrate in una libreria e chiedete Diari di Keith Haring, non ve ne pentirete. Dentro, nelle 339 pagine che vi separano dalla fine, troverete il mondo reale raccontato attraverso gli anni dell’adolescenza e fino a un mese prima di morire.  
L’East Village degli anni ’80, il ruolo dell’artista, il disinteresse verso le i prodotti finiti, il sesso, l’impegno, i frequenti viaggi, gli incubi, le amicizie, i sogni. 
Tutto questo non lo scoprite nelle magliette merchandising. 

E se non mi credete chiedetelo a Fiorucci. 

Ovviamente non indosso t-shirt con le stampe dei suoi lavori. Ho preferito giocare con un foulard di Kenzo. Ché negli anni ’80 usciva nelle sale proprio con un film, Rêve Après Rêve.






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