Bene ragazzi eccoci verso la fine della quarta edizione del concorso di scrittura e moda WriteWear, la cui premiazione avverrà il 7 luglio a Thiene in occasione del primo Festival dei blog letterari. 
Ad accompagnarci in questo viaggio è Dress-art, un brand innovativo che lega il mondo dell’arte a quello della moda proponendo t-shirt artistiche con impresso opere di giovani talenti.   
Ecco dunque i nove finalisti, ho pubblicato naturalmente solo i testi. La giuria sceglierà il vincitore. Intanto a voi quale piace di più?




   –  ROSSO MAGENTA

Verde il campo da calcio che questa sera trasforma le strade della città . Le urla e i mormori che accompagnano ogni colpo di pallone riempiono l’aria di un affettuoso entusiasmo. Verde la collina dietro casa, che invita i passi a non rallentare.
Rosso l’obbligo di fermarti, il dovere di allertarti, il coraggio di azzardare; rossa la correzione della maestra, la paura dell’errore, la boa oltre la riva.
Rossa l’inquietudine che arriva quando il lavoro si fa incalzante, quando il timore ci rende piccoli, quando gli sgarbi sembrano insulti e gli insulti sembrano schiaffi.
Gialli i girasoli che rallegrano i campi, gialla la leggerezza che placa il tempo troppo vuoto o troppo pieno. Giallo il narciso che si specchia nei laghi e si distingue nei prati. Nera l’assenza. Grigie le giornate senza amore, i pensieri pesanti. Grigia la rabbia soffocata e la noia non vinta.
Bianca l’attesa, come pareti senza quadri, come fogli senza risposte. Bianco il sale che pulisce, che brucia, che asciuga. Bianco il silenzio e l’abito da sposa.
Blu cobalto la profondità  del mare che sogniamo nelle notti calde e insonni.
– ÀNEMOS

Dalle sue dita uscivano i colori. 
Spruzzati dai polpastrelli con un piccolo getto d’aria, le tinte si mescolavano sulle stoffe, creando sfumature a volte delicate, a volte intense.
Il disegno finale non si intravedeva ancora, ma l’U42BX lo aveva già deciso.
Ari, il sovraintendente della sartoria, controllava con attenzione il lavoro dei “creativi”, quindici robot progettati per la moda.
Il loro apparato neurale, formato da miliardi di sinapsi trasmesse da un fluido sintetico, aveva sostituito i vecchi processori elettronici.
Il lavoro sapiente dei robot produceva un leggero ronzio che le macchine mettevano in sincronia per formare un unico suono, gradevole e operoso.
“Che cos’è?” domandò Ari, rapito dalla sapiente gamma di nuance che si intrecciavano sul tessuto. Ogni legame era un fascio di colore che partiva o giungeva a una sfera, che però in continuazione cambiava tono, forma e direzione. I colori si legavano alle cose e tutto era sorprendentemente interconnesso.
“È la tua anima” rispose stupito l’U42BX “Noi guardiamo l’universo con i vostri occhi, ma senza le vostre paure. Non è per questo che ci avete creati privi di passato?”.
Ari ascoltò la verità uscire dalla bocca del robot. Abbassò lo sguardo, sorrise e la sua anima cambiò colore.

2 – ROSSO FERRARSE
Rosso di mattoni e zona rossa, Ferrara si tinge al rosso del sole, rossore ancor più acceso dal dramma del terremoto. Rosso di gote di gente che s’affanna, di palazzi da mettere in sicurezza col profondo rosso delle casse comunali: il baratro, lì e nei musei che covano il sisma in pancia.  Impenetrabili, belli fuori e rossi dentro. Le macerie sono viscere e il sangue della Storia rimane a irriderle. Rossa di rubini Estensi, secoli d’arte e cultura, di debiti per apparire, diventare, rimanere immortali. Cinquecento anni di tregua che consente grandi cose: rosse, come l’amore per Ferrara e la fatica d’innalzare quanto perduto nel 1570. La fatica è rossa, come la forza fisica, la genialità, la voglia di ricominciare. Rosso il mio capriccio, nell’attesa di riavere, misurate e stoiche, le bellezze di casa d’Este. Orgoglio di Ercole I, il Tramontana, caratteraccio tanto simile a questa pianura. Rossa di pericolo che tutti attendiamo dal Po, se viene dal basso ci facciamo rossi di vergogna. Ché la Storia l’abbiamo scordata, ma lei non si è scordata di noi. Rosso d’incendi il terremoto d’allora. Rosso di dramma, adesso, per esserci fatti sciupare, di nuovo, i rubini più belli.
  
4-    BIANCO E NERO

Amarsi in bianco e nero, fotografie patinate di marinai e ballerine con quei baci in un click e il tocco sapiente della luce. Un amore in bianco e nero, come quello dei vecchi film, dove si parla poco e ogni frase cade dall’alto a rivelare il tocco sapiente di una sceneggiatura ben fatta. E poi l’amore in bianco e nero, il mio, nato da un gelato: panna e cioccolato, col ricciolo in cima. «Un tirabaci, insomma…» e mi sorride, bianco di denti e nero d’abbronzatura. Bianca anche la divisa, certo non quella di un ufficiale e gentiluomo, ma il fascino c’è e non stiamo a sottilizzare sui gradi.
E diventa panna e cioccolato, panna e cioccolato e ancora e ancora, un amore di gelati e sorrisi, un amore che si ferma lì e non va oltre. Lui è il gelataio e io quella del panna e cioccolato, un amore che avrebbe potuto essere tale ma si è fermato ai preliminari. Questa storia la ricorderò a lungo e me la porterò dietro per un pezzo: panna e cioccolato, panna e cioccolato, e ho preso una taglia.
Addio amore estivo, ti penserò nelle mie lunghe sedute in palestra. Il gelato non era nemmeno un granché, ma come facevi il ricciolo tu…
– OTTO MINUTI

L’azzurro riempie gli occhi mentre il giallo irrora l’aria di luce chiara. E poi… Otto minuti.
Un tempo breve dove non puoi far altro che stare seduto, immobile ed assaporare il cambiamento.
Una leggera brezza sfiora la pelle bruna e inizia a giocare con la folta chioma. Anche i pensieri più oscuri vengono spazzati via, riscaldati da luce che si fa più intensa.
Arancio: domina la scena. Tocchi spumosi, rosa candido come zucchero filato. Tutto intorno sembra fermarsi per assaporare questo momento. Comincia ad affiorare il rosso. Profondo, sempre più cupo comincia a cedere il passo, stanco ed assonnato confondendosi nell’oscuro indaco. I contorni si fanno più definiti, precisi, tattili. Tutto acquista un significato nuovo e misterioso mentre il mondo si assopisce dolcemente.
Attesa.
Un incantato di riflessi colorati che come bambini continuano a saltellare quà e là, sembrano quasi implorare “ancora cinque minuti”…
Tutto ricomincia. Come ogni giorno, in un modo nuovo, completamente diverso. Brividi.
Il cerchio rossastro, si ricongiunge con la linea di orizzonte. Silenzio. Ora tutto tace. Solo per pochi attimi regna incontrastato il colore. Poi tutto scompare laggiù dove l’occhio non può arrivare. Il tempo riprende a scorrere mentre il cielo dall’alto sorride al nuovo spettacolo bianco e nero.
– CAPRICCI DI COLORE

Ogni giorno mentre camminando, andiamo in macchina, etc… la nostra mente vaga, ha continui flash-back passati, presenti e futuri. Pensiamo anche alle mille cose che dobbiamo fare in quel giorno o nei giorni a venire fra queste cose pensiamo a cosa indossare. Forse la potrete considerare una cosa stupida e invece diamo a questa cosa molta importanza perché una delle prime cose che notiamo quando incontriamo una persona è il colore di un oggetto o di un vestito o la marca. Il nostro modo di vestire ci comunica quello che quella persona ci vuole comunicare (cosa ha voluto comunicarci scegliendo quei vestiti quel giorno). Se abbiamo la fortuna di incontrarla o vederla possiamo notare dal suo abbigliamento se ci tiene nonostante possa essere arrabbiata con noi perché abbiamo fatto qualcosa che l’ha urtata. Certe volte però siamo anche orgogliosi anche nella scelta dei vestiti e non mettiamo alcuni abiti anche se le vorremmo indossare perché non vogliamo far capire a quella persona che ci teniamo a quella persona perché altrimenti i giochi sarebbero già belli che finiti e quella persona capirebbe solo vedendoti che sei interessata a lui o a lei anche se non incontri quella persona. E questo perché si desidera sempre quello che è difficile da ottenere. Comunque quando incontro una persona non guardo solo il suo modo di vestire ma anche il suo modo di porsi, il suo modo di comunicare. In pratica delle persone ci colpiscono i piccoli gesti che possono fare verso di noi o verso altri esseri umani o non.
 – SPESA AL VOLO
Proprio dietro i flaconi blu di detersivo da rifornire, dall’altra parte dello scaffale gli era parso di intravedere le sue gambe sottili rivestite di calze color ocra.
Forse si era rialzato troppo in fretta per sistemare le albicocche dalla pile di cassette che aveva trascinato fino al reparto della frutta: quale delle abituali clienti poteva avere due mani così tenuemente venate di azzurro fra le pieghe dei sacchetti di plastica?
Poi, trasportando un carico di angurie, nel corridoio dei cosmetici le aveva riconosciute mentre frugavano alla ricerca della cipria più impalpabile. Di spalle lei appariva davvero esile e code di un abito – da sera? – di seta verde e turchese le penzolavano da sotto uno spolverino stropicciato.
Lo stesso che poco dopo aveva trovato abbandonato dietro le cassette dei fiori di zucca mentre l’arcobaleno di un’apertura d’ali aveva catturato il suo sguardo fuori dalle vetrate del supermercato.
E quando la dolcezza dell’ultimo cocomero gli era esplosa di rosso e nero fra le scarpe antinfortunio, aveva mormorato: “Non è possibile”.
Perché la ragazza farfalla può esistere solo nelle fantasie di un magazziniere dalla schiena spaccata in due dalla fatica.
– I COLORI DI NONNA ROSA
La mattina lettera di licenziamento e la sera la morte della mia amatissima nonna Rosa. Nessuno dei due eventi era del tutto inaspettato. Mi ricordai che mia nonna mi aveva dato un vecchio moleskine, nero con scritto sulla copertina: ricette.
Trattalo bene, c’è  un pezzo della mia vita, mi aveva detto.
Era stata una brava sarta, ma la sua passione era tingere i tessuti con colori naturali. Ricordo ancora i profumi dei decotti e infusi e il piacevole aroma che rimaneva nei tessuti colorati.
Fu quella notte che decisi di tuffarmi in una avventura incredibile. Con i soldi, pochi, della liquidazione, allestii un piccolo laboratorio e iniziai lalchimia. Cipolle dorate, crespino,fico dindia, per i toni di giallo. Acero rosso, guado, mora, per i toni di blu e viola. Barbabietola, karkadè, tarassaco per i toni di rosso e così via per tutti i colori. Poi il tocco segreto, il sale grosso del mar morto. Per una strana reazione chimica, non
solo rendeva indelebile la tintura, ma faceva in modo che il tessuto rilasciasse gli aromi naturali in un profumo prodigioso.
Oggi le migliori sartorie del mondo fanno la fila per i tessuti colorati e profumati di Nonna Rosa!
– NEL REGNO DI MR WANG

Mi accadde, un tempo, di vivere nel Regno di Mr Wang. Era un ometto assai basso di statura, che la natura non aveva certo favorito dal momento che era pure storpio. Avanzava poggiandosi su due antiquate stampelle in legno, trascinando la gamba più corta da cui penzolava un piede deforme incapace di toccare terra. Nemmeno le fattezze del viso erano gradevoli, contornate da capelli ispidi, ovviamente neri, poco curati e privi di un taglio, che scendevano sul collo visibilmente sporco, così come lo erano i polsi, della camicia. Il destino aveva costretto Mr Wang a guardare il mondo e le persone sempre dal basso. Piroettando di 180° su una stampella ti invitava a seguirlo dentro una stanza polverosa alle cui pareti erano accatastati mucchi di tappeti: due assistenti sfilavano quelli da guardare aprendoli sotto una nuvola di polvere. Fu quando la nuvola si depose che vidi emergere un mondo di blu, di gialli, di rossi, di ocra, mappe fantastiche sulle quali disegni geometrici, melograni, peonie, animali mitici e artigli dragoneschi attizzavano la mia immaginazione: il blu dei mongoli rifletteva i loro cieli. Il giallo brillante rimandava a corti imperiali. Ogni disegno, ogni colore o tipo di filo di lana o numero di nodi aveva una storia da raccontare. Presi a trascorrere i pomeriggi da Mr Wang, seduta su un tappeto a gambe incrociate, in modo che i nostri occhi fossero sullo stesso livello. Quando infine dovetti tornare in Italia, lui volle farmi un dono. Era un tappeto dallo sfondo ocra nel quale un dragone blu si affiancava ad una fenice. Il messaggio era chiaro: augurava alla mia vita armonia.