di Elisabetta Guolo
E’ l’uomo, qualunque sia lo strumento che usa, a creare opere d’arte” scriveva negli anni ’20 Man Ray, pittore dadaista e fotografo surrealista, cercando di spiegare perché la fotografia può essere arte. Ma è proprio così? Ho incontrato Manuela Masciadri, professione fotografa e ho girato la domanda a lei.
“La fotografia è indubbiamente arte, sebbene nuovissima, non ha nulla in meno rispetto ad altre forme di espressione, come la pittura, per esempio. Diverso è il discorso se si pensa alla parola “artista”. La mia cultura mi porta ad avere termini di paragone molto alti, se pensiamo a personaggi come Leonardo o Picasso, e di conseguenza ho un rapporto contraddittorio con questo termine. Oggi artista è una parola abusata e svuotata del suo significato,  non amo utilizzarla. L’arte è soggettiva e io non posso definirmi artista, posso solo dire di utilizzare la fotografia per comunicare quello che ho dentro”.
Manuela è nata a Como, a Bologna si trova la sua sede operativa aperta nel 2008. Diplomata al liceo classico, laureata in Lettere, ha studiato fotografia a Milano e frequentato un Master in Moda alla John Kaverdash, ora insegna allo Shoot Institute. Le sue immagini sono apparse in riviste  prestigiose come White Magazine (Inserto sulla Fotografia d’Eccellenza), Vogue.it (sezione PhotoVogue), HowCool.it, Gloss Magazine, Must Sposa Glamour, Genio Donna.  


Lei è specializzata in ritratti fashion, come si coniugano oggi fotografia, arte e moda?
“Lavoro sia per privati dove realizzo ritratti con taglio fashion, sia per riviste, per le quali eseguo servizi, sempre con un taglio fashion. Prendo in prestito l’espressività dei modelli dalla ritrattistica, mi piace mischiare i due generi. Chiunque può sentirsi modello ed essere anche fashion per un giorno, senza perdere la propria identità”.

Nel suo blog scrive “amo fotografare l’originalità nella bellezza e la bellezza nell’originalità”, cosa intende esattamente?
“Amo fotografare le persone e mi interessa tirare fuori qualcosa di diverso sui soggetti belli, far emergere quello che cattura la mia attenzione, l’originalità appunto. Lavoro su questa ipotesi. Al contrario, quando ho soggetti meno aderenti ai canoni estetici convenzionali, amo far emergere la bellezza che nasce proprio nella loro diversità. Uso obiettivi corti e mentre fotografo dialogo con la persona, per far emergere l’anima. La mia ambizione e fonte di soddisfazione è cercare di raccontare l’identità di ciascuna persona. Qualcuno mi ha anche detto che sono meglio di una seduta di psicoterapia!”

Lavorando sia con privati che con professionisti, è sempre possibile restare fedeli a quella ricerca di bellezza e originalità di cui parlava prima?
“Una maggiore definizione del mio stile fa si che riceva proposte di collaborazione sempre più in linea con la mia personalità fotografica. Amo i giochi di luci e ombre, le atmosfere più introspettive e i colori neutri”

Lei lavora spesso all’estero, quali sono le differenze maggiori rispetto all’Italia?
“Oltre ad una professionalità molto alta, percepibile a tutti i livelli, unita alla meritocrazia più rigorosa, ho notato che le riviste straniere hanno, molto spesso, un approccio meno commerciale, direi più sperimentale. Anche i modelli vengono scelti sia in base alla loro personalità estetica che alla propria capacità interpretativa”.

Ultima domanda, quali sono i soggetti che predilige e che vorrebbe fotografare di più?
“Mi piace, e piacerebbe ad un livello sempre più alto, fotografare in chiave fashion musicisti, attori, registi, trovando in loro quello che nessuno ha ancora visto. Los Angeles e New York sono le città dalle quali sono più affascinata, perché ricchissime di queste personalità”.