E’ passato un secolo dalla pubblicazione del Manifesto della Donna Futurista, scritto nel 1912 da Valentine de Saint-Point, pronipote di Alphonse de Lamartine, amante di Rodin lo scultore, donna libera e divorziata. Ed è così straordinariamente attuale, vivo, quel testo. Ogni parola dispone alla rivolta, al cambiamento. Il motivo per cui scrive il Manifesto, ora si sa, è la passione per Filippo Tommaso Marinetti, scoppiata a Parigi il giorno in cui lo vede declamare i suoi versi liberi futuristi. Per amore Valentine emula il poeta che vuole “uccidere il chiaro di luna”, il teorico del “disprezzo della donna”. 

Il misogino Marinetti prende la palla al balzo: “Vedete?, il movimento è aperto anche alle donne”. La Saint-Point usa toni eccessivi e si lancia talora in esternazioni assai poco condivisibili: “Non bisogna dare alla donna nessuno dei diritti reclamati dalle femministe. Accordarglieli non porterebbe a nessuno dei disordini auspicati dai Futuristi, ma anzi ad un eccesso di ordine”. Ma il suo Manifesto resta un capolavoro: per la follia, l’aggressività, la voluttà, la rivoluzione dei codici di comportamento femminile. “Basta con la donna piovra del focolare, i cui tentacoli dissanguano gli uomini e anemizzano i bambini; basta con le donne bestialmente innamorate, che svuotano il Desiderio fin della forza di rinnovarsi!”. L’anno dopo Valentine pubblica un altro testo provocatorio: il Manifesto futurista della Lussuria. “La Lussuria è la ricerca carnale dell’ignoto, come la Cerebralità ne è la ricerca spirituale”.

Osservando la collezione di Lavinia Turra e lavorando alla ricerca di una suggestione letteraria, ho scelto lei. In questa storytelling, tra moda e letteratura, vi propongo l’attualizzazione del futurismo. Come vestirebbe oggi  Valentine de Saint-Point? Abbiamo scelto come location il suggestivo Museo del Patrimonio industriale con sede a Bologna, che ringrazio per la grande disponibilità: giri per le sue sale, in quella che fu la Fornace Galotti, e scopri meraviglie della tecnica d’antan, dai primi telai da seta alle macchine ottocentesche per incartare le caramelle.

Il servizio fotografico è stato realizzato da Natalie Novarese. Godetevi ora le foto, gli abiti della collezione a/i e l’intervista a Lavinia Turra.  

Voi disegnate abiti incrociando moda e letteratura. Quale filosofia sta dietro questo vostro progetto? 
Amo disegnare vestiti e sostengo il ritorno per l’abito alla dignità di oggetto, non semplice prodotto usa e getta. Dietro un abito c’è una ricerca di stile e una sapienza artigianale che va dal materiale alla confezione. Bisogna comprare meno e meglio. Il Made in Italy va difeso. E va difeso il nostro Dna. L’Italia è il paese nel quale l’arte e la cultura sono presenti nell’aria in cui respiriamo. Non si può fare finta che così non sia…. E ciò che nel mio piccolo io cerco di fare è mettere un’anima negli abiti che produco.
Si può parlare di moda concettuale? 
Assolutamente sì. La mia moda nasce sempre e solo da un concetto, una poesia, una donna, un artista. E’ evidente che sono punti di partenza e di ispirazione: ma senza quelli non potrei lavorare. Da anni collaboro con il poeta Gabriele Via, che scrive per le mie collezioni in una sorta di corto circuito tra immagine e parola. Da tempo, anche, lavoro e mi confronto con il fotografo Mustafa Sabbagh: attraverso i suoi occhi mi dà una visione del mio lavoro sempre stimolante e innovativa e spesso interviene anche in corsa dando stimoli alla mia creatività. Recentemente ho collaborato con due artiste donne, Annalú Boeretto e  Sara Dell’Onze. Entrambe hanno lavorato sui miei capi hand-made creando insieme a me delle opere d’arte da indossare, rigorosamente edition limited e numerate. La cappa che hai indossato è uno di questi capi fatti da Sara Dellonze. Certo non e’ facile…. ma è un processo stimolante ed entusiasmante.
Ho scelto Valentine di Saint-Point, la donna futurista, per rappresentare la vostra collezione autunno-inverno. C’è molto di lei, tra suggestioni e rimandi.
La mia moda è sempre un gioco di rimandi all’arte. Ma una volta nata la affido all’interpretazione che ognuno ne vuole dare. Questa collezione non nasce avendo Valentine come icona, ma sì, in questa liaison mi riconosco. Sono felice che tu abbia trovato collegamenti del mio lavoro con lei: è una figura che mi ha sempre incuriosito e stimolato e che ho molto amato. Perché amo le donne non convenzionali come lei.

It ‘s been a century since the publication of the first Futurist Manifesto written by Valentine de Saint Point in 1912. And it is still extraordinarily up to date, alive and vibrant. Every word inspires revolt and change! She often uses excessive tone, in other cases just nonsenses “We must not give the woman any of the rights claimed by feminists. This would not lead to any of the disorders desired by the Futurists, but rather to an excess of order.”
The reason she wrote the Manifesto is well known: the love for Filippo Tommaso Marinetti met in Paris, while he presented the Futurist movement. Although the origins of this document were very instrumental (the misogynist Marinetti used it to prove that the movement was open to women), the Manifesto is, in some ways, a great masterpiece. “Enough with the woman of chained to her household like an octopus, whose tentacles bleed men and make children anemic, enough with the women beastly in love, that empty Desire of the strength to renew”. Some time later came the Manifesto of Lust,” Lust is the carnal search of the unknown, as the intellectualism is its spiritual quest “. Grandnephew of Alphonse de Lamartine, Valentine was born to a middle class family, learnt the love of culture and played her destiny on the intellectual superiority despising every social convention, first accepting, in 1904, the divorce from her husband, before becoming Rodin mistress.
Here’s how I have decided to wear the clothes by Lavinia turra inspired by the personality of Valentine de Saint Point.