15 GENNAIO 2014


 DANDY STYLE

I hope so

Volevo recensire per voi questo costosissimo libro. Poi, dopo essere stata a Pitti Uomo, mi è montato un ragionamento che voglio condividere. Guardando le ultime tendenze noto sempre di più che l’uomo ha superato di gran lunga l’eleganza femminile. E che lo stile, intendo i dettagli e gli atteggiamenti culturali, sono orientati in larga parte sulla sua figura. Gli stilisti danno una connotazione precisa all’identità maschile, ricollocandolo in un ruolo letterario e sociale. A lui sono destinati infiniti gemelli per camicie, tessuti londinesi di matrice dandies, cappelli e tube come a segnare epoche e scelte personali, lussuose stilografiche, agende di ogni forma e aspetto, custodie iPad Principe di Galles, mantelle e guanti che paiono usciti da un ritratto di Boldini. E a noi? A noi riservano borchie e catene, pizzi e trasparenze, fiori e righe in mescolanza estrema, T-shirt con messaggi incondivisibili, zeppe e tacchi da giocoliere. Sarà forse l’ora di regalarci anche a noi un po’ di storia? Magari una maglietta con la frase di qualche suffragetta che nel 1912 sfilò a New York per il diritto al voto, o una collezione che riporti anche noi dietro nel tempo pensando a Colette e ai suoi travestimenti. Così giusto per dire: “L’ho comprato e ho pensato che era l’oggetto giusto per me. Perché in quello mi piace riconoscermi”  

I’m a dandy. “I’m not dandy, but I am an advocate of the Brummel/Baudelaire/Balzac philosophy of dandysm. Brummel said: if people turn to look at you on the street you are not well dressed and that’s my philosophy too” (Glenn O’Brien)