Un giorno in mezzo ai gelati e siamo tutti tornati bambini: assaggia questo, mordicchia quell’altro, prova il nuovo Vortice, affonda il cucchiaio dritto al cuore del Tartufo, unisci la Crepes a questa mousse di lamponi centrifugati, mangia il gelato al cocco dentro il guscio del frutto. Tanto è tutta energia e buoni elementi di base, latte burro e panna fresca.
Così i cinquant’anni della nascita dello stabilimento di Parma Antica Gelateria del Corso  raccontano l’Italia dei golosi. Quelli della Coppa del Nonno, per intenderci, la tazzina che ha attraversato indenne ben tre generazioni o i Mottarello addicted che addentavano la scorza di cacao giocando con le prime Barbie arrivate in Italia, o i figli del Tartufo che negli anni ottanta si chiamavano “paninari” ma mangiavano intere confezioni di positivo pensiero al cacao, evoluti più tardi nella variante Maxibon del giovane Stefano Accorsi.
Un press tour dentro lo stabilimento e capisci che sopra lo stecco si fonda una storia. E che quel grande goloso di Virginio Marchi c’aveva visto giusto quando mangiando un gelato, seduto al Caffè Tanara di Parma, scelse la strada del sogno. Che divenne realtà. E che oggi (da Tanara, a Italgel adesso Nestlé) è la Fabbrica del Gelato: 130 milioni di porzioni l’anno il 30% vanno in esportazione, 250 dipendenti e 13 linee di produzione.
La nuova scommessa dell’estate di Antica Gelateria del Corso si chiama Cono Vortice e fonde l’antica tradizione dolciaria con la tecnologia più avanzata. Se rimarrà nella storia, come ci auguriamo, sappiate chiamarci per nome: la generazione dei new futuristi, con un bel riferimento al vortice emotivo di Umberto Boccioni.
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