Moschino seduttore e libertino

Rousseau, Voltaire, Madame de Pompadour e pure lui Casanova, il re dei seduttori, quello per cui “la realtà dipende dall’immaginazione”. E ne avevi da immaginare ieri sera a Firenze durante la sfilata di Moschino Menswear guest designer della 88esima edizione di Pitti. Quando davanti ai tuoi occhi sono apparsi 40 modelli vestiti di broccato, dai capelli “casanoviani” con giacca marsina damascata mutande dorate a vista e boa di struzzo rosa. Ma in questo spettacolo di reucci incoronati gli elementi visivi non sono riducibili a un effetto stravaganza, piuttosto a quello che lo scrittore Donato Carrisi cerca nel suo racconto fra bagagli smarriti di dandy, diplomatici e viaggiatori: ovvero un finale.  Jeremy Scott, direttore creativo di Moschino dal 2013, definisce il suo lavoro come un momento di pop-art. A me è parso stupore e giostrine in stile novecento, dove fra carillon e note mozartiane spuntano look da Valentino Rossi e mise da giro d’Ialia. Proprio come in quella valigia dimenticata in stazione, che quando la apri ogni elemento in essa contenuto e mescolato ti racconta una storia.