Cool Japan
Quanto influenza il nostro gusto la cultura giapponese? Tanto direi dopo aver visto “COOL JAPAN_Double Impact, una mostra curata da Alessandro Biamonti (Dipartimento di Design, Politecnico di Milano) e Rossella Menegazzo (Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali, Università degli Studi di Milano). Se è vero che il Giappone è il paese più creativo del mondo, secondo uno studio di Adobe “State of Create” del 2012 (a proposito avete visto l’articolo sul mio ultimo viaggio a Tokyo?), è anche vero che tale estro ha bisogno di essere esportato. In verità è anche successo, ma abbastanza in sordina e comunque in territori intellettuali nei cui meandri si addentrano in pochi. Vuoi per timore di non essere all’altezza, vuoi per uno scarto temporale che mal converge le nuove generazioni verso il talento dei più agée. Cosicché opere come il Kick Table del designer Toshiyuki Kita, compasso d’oro alla carriera, esposto al Moma di New York hanno un’influenza sul mercato globale ma un minor impatto sul pensiero quotidiano. Stesso dicasi per stilisti come Yohji Yamamoto (“Quando qualcuno mi dice: Yohji, desidero portare i tuoi vestiti, gli rispondo: Attento, non fidarti. Non è così semplice”) talmente straordinario con i suoi abiti concettuali, a tal punto che Wim Wenders ha realizzato su di lui un documentario, ma così poco conosciuto al di fuori degli addetti ai lavori. Insomma, sarebbe bene riunire tutto e far vedere, vis à vis, le mille contaminazioni che di fatto sono avvenute negli anni. Cool Japan ci ha provato con questa mostra ai Chiostri dell’Umanitaria in via San Barnaba, 48 a Milano organizzata dal Secretariat of Intellectual Property Strategy Headquarters Cabinet.
Cool Japan, la mostra ai Chiostri dell’Umanitaria
Se fino agli anni ’90 si pensava al Giappone sognando l’high-tech e le automobili, oggi i desideri incorporano estetica e creatività, cucina e viaggio, tradizioni e grattacieli. Tutto si mescola e si moltiplica, dando vita a nuove cose. Antiche silografie e incisioni su legno diventano decorazioni d’interni, calzature e abiti tradizionali come “geta” e kimoni sono reinterpretate da designer e stilisti a calcare le passerelle delle settimane della moda, ideogrammi diventano decorazioni per stoffe, borse ma anche automobili, T-shirt e gioielli per la semplice bellezza estetica del segno, mentre il sushi ispira nuove modalità di fruizione del cibo come il finger food. “Cool Japan è un’iniziativa del governo giapponese – ha spiegato Syuichi Yamaguchi, Ministro in carica per “Cool Japan” Strategy” – spero vivamente che i prodotti nipponici entrino nella vostra cultura e che il turismo italiano sia più intenso di ora, in occasione soprattutto delle Olimpiadi del 2020. Abbiamo prodotti meravigliosi che vanno esportati, penso alla lacca di Tamamushi nella prefettura di Miyagi o alla carta giapponese Inshu detta washi che viene usata anche in Italia per il restauro di beni culturali, alle borse origami, al liquore Sudachi prodotto con agrumi nella prefettura di Tokushima”
In copertina Vampire rouge ring della nuova serie Gothic di Yohji Yamamoto