STEFANIA MIOLI

Grande calendario per Il Salotto di Patrizia Finucci Gallo, domani apre la stagione invernale, un programma ricco di appuntamenti che a breve vi racconteremo in maniera più dettagliata.

Ma in questo articolo vogliamo farvi scoprire qualcosa in più su Bologna, dove il Salotto ha il suo headquarter (anticipazione: il prossimo anno è in progetto l’apertura su Milano), una delle città più belle d’Italia. E lo faremo raccontandovi proprio del nostro primo ospite, il giornalista di Repubblica e scrittore Luca Baccolini, che domani in anteprima nazionale presenterà il suo ultimo libro Breve storia di Bologna edito da Newton Compton.

Una Bologna, dicevamo, forte di storici primati come l’abolizione della schiavitù e la prima università dell’Occidente. Sempre a Bologna fu incoronato imperatore Carlo V.

Nel libro Luca Baccolini racconta la lunghissima vita di questa città dei portici, dagli antichi insediamenti villanoviani nella zona all’arrivo dei romani, dal dominio papale alle guerre mondiali fino alle avanguardie degli anni Settanta e alla terribile ferita della strage del 2 agosto 1980.

Vi troverete curiosità e ricche storie, come la lotta per il primato con Ravenna, la grande peste del 1630, il caso Mortara l’ultimo scandalo della Chiesa: insomma secoli e secoli di storie sotto le Torri.

Abbiamo incontrato l’autore per anticiparvi qualche aneddoto.

Ma prima vi ricordiamo che ci sono alcuni posti per il pubblico: potete inviare una mail a info@ilsalottodipatriziafinuccigallo.com

BOLOGNA E LA SUA STORIA BACCOLINI IN ANTEPRIMA AL SALOTTO DI PATRIZIA FINUCCI GALLO

Hai pubblicato diversi libri dedicati alla città di Bologna. Tre cose assolutamente da vedere e che pochi conoscono?

In rapporto alla quantità di monumenti e alla loro relativamente scarsa conoscenza, il luogo più urgente da visitare è senza dubbio la Certosa. Bastino tre tombe: il monumento funebre Bisteghi, con il suo impressionante angelo alato, la tomba del pittore Calvi, detto il “Sordino”, e quella del ferroviere Ennio Gnudi. Secondo luogo da visitare assolutamente: il Museo di strumenti antichi di San Colombano, dov’è conservata la magnifica collezione Tagliavini. L’oratorio del secondo piano, oltre agli strumenti, è uno dei luoghi più belli della città, ma è ancora poco visitato. Terzo luogo: il “campanile nel campanile” di San Pietro, che ogni tanto viene aperto alle visite. Da lì si gode della seconda vista più alta sulla città dopo la Torre Asinelli”

I lunghi portici sono stati dichiarati Patrimonio Unesco, la loro storia tra l’altro è molto singolare. Ce la racconti in breve?

I portici nascono come abuso edilizio condonato e diventano la cifra urbanistico-architettonico-paesaggistica saliente di Bologna. Forse il retaggio medioevale più antico rimasto sostanzialmente intatto. Purtroppo sono proprio i portici a limitare la vista dei palazzi di Bologna e a rendere quasi impossibile il semplice gesto di sollevare gli occhi al cielo”

Dopo aver dedicato tantissimo tempo a narrare la città nei minimi particolari, quando cammini per strada hai ancora attimi di meraviglia oppure ti sei abituato? 

Sì, l’assuefazione a Bologna è la stessa di un veneziano di fronte alla Giudecca al tramonto o di un parigino davanti alla Tour Eiffel. Per questo occorre conoscere sempre meglio la nostra città. Solo conoscendola a fondo si può preservare il senso di meraviglia necessario per continuare ad amarla e a rispettarla”

Hai in mente un nuovo libro? Su cosa stai lavorando?

Sì, in uscita nel 2023 ci sarà una “Guida curiosa” ai luoghi di Bologna. Chiese, quadri, musei, ma anche bar e locali che hanno qualcosa per ispirarci o sorprenderci. In futuro, ma non c’è ancora una data, uscirà un libro sui luoghi e sui fatti musicali di Bologna. Musica classica, ovviamente”

Tre brevi domande collegate a Bologna: il tuo piatto preferito della cucina emiliana, un perfetto luogo instagrammabile, un nascondiglio romantico dove dare il primo bacio

“Il piatto preferito emiliano? La cotoletta alla bolognese. Non c’è nuovo ristorante in cui metta piede senza provarla (a patto che sia nel menù, ovviamente); il luogo “instagrammabile”? La Certosa. Idem per i baci clandestini, ma credo che l’idea sia già venuta ad altri visitatori illustri della Certosa, da Stendhal a Byron”