La moda è cultura, ma se la cultura non c’è si fa fatica a rappresentarla. Se dovessi fare una sintesi della mia conversazione con Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia, scriverei così. Una bella chiacchierata tematica, molti riferimenti letterari, un cenno al cappotto di Gogol, qualche annotazione sull’arte e un velo steso sul momento storico che stiamo vivendo. “Basta guardare le testate di gossip”. Già, basta guardare quelle. Ci sono stati anni migliori? “Ci sono stati – ragiona la Sozzani – tuttavia abbiamo ancora una moda che contamina, che apprende. Come Prada, che comunica attraverso la cultura. E la ricerca resta ancora un punto forte della produzione italiana”. Pensavo che ogni liaison fra moda e cultura fosse terminata negli anni Ottanta. “No, non sono d’accordo. Gli anni Novanta hanno dato tanto, sebbene in forme diverse: con il minimalismo, ad esempio. E oggi questo rapporto si è modificato ma esiste, rappresenta e tocca altre sfere emotive”. Che cercate negli emergenti? ” Dobbiamo aver fiducia nei giovani stilisti  sostenerli, ascoltare quello che hanno da dire. Ma, soprattutto, supportarli. Non bastano le sfilate e la visibilità non è sufficiente, è nello store che il brand incassa ed è per questo che siamo qui al Fidenza Village ad inaugurare The talent store”. Mi viene da dire che la moda più che il pensiero rappresenta il sociale. “Sì, oggi la moda è in forte connessione con il pensiero sociale. C’è bisogno di esprimere la creatività, di assecondarla. Diciamo che è il momento della democrazia. Che è un passaggio importante, badate bene, certo finché lo viviamo non sembra un’espressione in atto, forte e leggibile. Fra dieci anni guarderemo a questo periodo con più lucidità”. La democrazia delle persone dentro un corpo da fashion blogger? “Anche, certo. Le fashion blogger mi piacciono, sono un cambiamento dei tempi”. Piaccia o no, lo penso anche io. Ma se in qualche sentimento mi devo riconoscere è nella modestia esaustiva di una donna intelligente. Che quando ha terminato di parlare resta in attesa di un nuovo interlocutore. Giacché ogni travestimento è superfluo se ciò che esprimi è il tuo abito migliore.

 Fashion is culture, but if there is lack of it it can be difficult to represent. If I had to sum up my conversation with Franca Sozzani, editor of Vogue Italy, I would say: a great conversation with lots of cultural reference from Gogol’s coat to art and a lot of eyebrown raising over the current situation. ‘Looking at the gossip magazines is enough’. Were there better times? ‘Yes, for sure. But we still have a fashion that learns and evolves. Like Prada that communicates through culture. And the reasearch is a pillar of made in Italy’.  I express my concern on the fact that the relationship between fashion and culture ended in the ’80s but Franca Sozzani disagrees and points out that ‘the ’90s were culturally rich as well, with minimalism for example. The relationship still exists in different terms. Today is the moment of democracy. In ten years time we will be able to look at it more clearly, now we don’t feel how powerful it is. There is the need to express creativity.’ How this democracy is represented by fashion bloggers? ‘Well yes, fashion bloggers are a products of their times’. I think that too, and I recognize myself in the humility of always looking for a different opinion.