di Beatrice Caprarella

Pitti Uomo. Pensate che la moda sia solo fare shopping ed essere al passo con le ultime tendenze? Con questo articolo vi faremo cambiare idea. La moda è altresì concettuale, creativa, irriverente e un buon mezzo per divulgare cultura. Lo abbiamo visto nell’ultima edizione di Pitti Uomo e così ve la raccontiamo.

In una realtà globalizzata dove tutto può essere meccanicamente riprodotto sono proprio la ricerca e la valenza culturale a rendere un oggetto unico ed appetibile agli occhi del consumatore.

Perciò al bisogno di identità delle persone, che chiedono sempre di più di personalizzare i beni fatti in serie, i brand rispondono conferendo spessore a ciò che realizzano. Si spingono in avanti, oltre il mero utilizzo dell’oggetto. E’ il caso di Tornese Firenze con la sua scarpa dipinta a mano dall’artista francese Bernard Guillot. Il particolare è che i disegni sono ispirati alle opere di Jackson Pollock, artista statunitense le cui opere sono attualmente in mostra a Palazzo Strozzi.

L’attenzione alla ricerca si palesa maggiormente nei piccoli marchi artigianali, i quali hanno bisogno di dare nuovo lustro alle antiche tecniche di lavorazione che li caratterizzano, rendendole in qualche modo attuali. Lo vediamo nella storica maison di modisteria Doria 1905, dove le opere Pop Art e i lavori dell’artista Enrico Pantani fanno da cornice ai capelli artigianali. E dove le vecchie etichette del passato si appoggiano sulle falde del cappello Doris, come a ricreare una continuità fra passato e presente.

Anche nelle startup la ricerca del valore culturale è decisivo. Il duo inglese Meng, nato nel 2012, ci stupisce con la sua prima collezione uomo composta da stupende vestaglie e pigiami in seta, caratterizzati da stampe di ispirazione orientale con disegni originali realizzati dagli stessi stilisti. Kinloch, invece, propone ogni anno una collezione di foulard, sciarpe, cravatte, pochette e calzini ispirati ad un viaggio o ad una località particolare. Quest’anno, più attuale che mai, il tema della collezione è Cuba, che dopo aver riaperto i suoi confini è divenuta fonte d’ispirazione di molti brand della moda. La particolarità di queste stampe ad acquerello, che vengono successivamente digitalizzate, sta nell’utilizzare come modulo di base le maioliche delle pavimentazioni locali e riproporle in differenti piazzamenti e combinazioni di colori.

Anche i musei del costume si danno da fare per rinforzare il binomio arte-moda: a palazzo Pitti é stata recentemente inaugurata la mostra “Visions of Fashion, una retrospettiva dedicata alla carriera fotografica di Karl Lagerfeld, mentre al Museo Salvatore Ferragamo si possono ammirare stupendi esempi di abiti di grandi designer accostati alle opere d’arte che li hanno ispirati, il tutto nella mostra “Across Art and Fashion”.

Si potrebbe dunque affermare che la moda, considerata frivola e superficiale, svolga in realtà un ruolo di promozione culturale spingendo le persone a chiedersi cosa indossano?

 

 

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