PEOPLE. Deliziosa la vincitrice del concorso Young Generation Hair Awards 2016, la bielorussa Yuliya Mashynskaya: all’incontro L’Oréal su realtà e prospettive della bellezza professionale in Italia, ieri allo Spazio Samsung nell’area dei nuovi grattacieli di Milano, ha raccontato che da piccola sognava di fare la parrucchiera, purtroppo andava bene a scuola e le è toccato fare l’intellettuale, con laurea in conservazione dei beni culturali. Finché quattr’anni fa arriva in Italia, si sposa e si dedica finalmente alla sua vera passione: l’hair dressing.

Non è un caso isolato. Per tre italiani su quattro quello del parrucchiere è un mestiere che appaga, è un settore in evoluzione ed è un ramo che offre lavoro. Piace perché è creativo (per più del 90% del campione), affascinante (74%) e permette di mettersi in proprio (80%, indagine Eumetra Monterosa sui mestieri emergenti). Unica nota dolente: l’ancora scarso prestigio sociale, al contrario di quanto negli anni recenti è successo ai cuochi, pardon, chef.

Perciò, se in età adolescenziale vi piace ancora pettinare le bambole, prendete la decisione. Perché quello della coiffure (ora lo chiamano hair design) è un mercato che nel 2015, quando tutti si lamentavano, ha occupato nel nostro paese 180 mila persone in 90 mila saloni e realizzato un fatturato di 7,3 miliardi di euro, mezzo punto di pil, per capirci, quanto il settore calzaturiero da tutti non a torto osannato come uno dei pilastri del made in Italy. Sono i dati presentati ieri all’incontro L’Oréal.

La partita, per Antonio Martinez-Rumbo (nella foto), direttore generale di L’Oréal Italia Prodotti Professionali, si gioca intanto sulla ricerca: «Vi investiamo in percentuale il doppio del secondo gruppo nostro concorrente, su nuove molecole che saranno disponibili alcune fra pochi mesi e altre magari fra dieci anni». Poi sulla formazione, «in collaborazione con lo Iaad, Università del design». Infine sulla digitalizzazione, «e qui i saloni hanno ancora molta strada da fare per utilizzare al meglio le nuove tecnologie e i social». Un primo passo, la realizzazione a Milano di due esperienze pilota, saloni e-motion 2.0. Con risultati, di coinvolgimento della clientela ma anche economici, molto soddisfacenti.

tagged in L'Oreal