• Patrizia Finucci Gallo

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Andrea Mingardi racconta la sua carriera al Salotto di Patrizia Finucci Gallo

 

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C’è sempre una magia in una storia raccontata. Quando le parole si trasformano in immagini e allora ti sembra di essere proprio in quell’istante lì, nel tempo del tuo narratore.

Da scrittrice ho sempre considerato un lusso il momento dedicato alla narrazione, perché è un tempo costruito insieme. Fra te e la persona che sta parlando.

E’ successo martedì al mio salotto, l’ospite era il cantante Andrea Mingardi. La voce narrante e la storia narrata, tutte e due insieme. Gli esordi, la fatica, il successo, la caduta e poi di nuovo in pista, i tempi che cambiano, gli artisti dimenticati, le nuove canzoni. Come in un film veloce ci è passata una vita davanti. Pagina dopo pagina dal testo alle emozioni, alle pause, ai cali di voce, insomma ascoltare è tutta un’altra cosa.

L’autobiografia Mingardi l’ha dipanata nel libro Professione cantante, appena uscito per i tipi di Pendragon, raccontando la sua carriera ma anche un po’ quella degli altri. Lucio Dalla per esempio, Francesco Guccini e altri bolognesi perché in quegli anni, di osterie e di canzoni, Bologna produceva parecchi talenti. Era una città fortunata o meglio, come scrive Andrea Mingardi: “Bologna mi sembrava il centro dell’universo musicale, era la città delle cento balere, dove tutti noi ci siamo formati, da Lucio a Vasco a Curreri. Ogni notte bisognava eseguire un repertorio di almeno 60 canzoni, sul palco.

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Nei momenti più bui sono arrivato persino a evitare di ascoltare musica,

di fare finta che non esista”

Ma se volete fare i cantanti dovete anche sapere che la strada non è sempre in discesa e, quando vi sembra di essere arrivati, un colpo di coda improvviso fa molto presto a rimandarvi giù. “La musica sa farsi amare -racconta Mingardi – ma può farti anche del male. Quando la scegli non ti rendi conto che tutto quello che canti e canterai potrà essere usato contro di te. Il cambiamento, la trasformazione dei luoghi di alvoro, le mode, le politiche delle major e le esigenze dei produttori possono spazzare via le star di una generazione e ridurre sul lastrico una valanga di professionisti da un momento all’altro.”

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Photos by Alessandro Turrino