• Patrizia Finucci Gallo


«Chiamiamola una biografia sentimentale, affettiva, emotiva, perché c’è qualcosa nelle parole di Levi che ci fa sentire coinvolti, una specie di delega per le nuove generazioni, per noi, che l’abbiamo conosciuto solo attraverso i suoi libri».

Ecco: Pietro Scarnera, in Una stella tranquilla. Ritratto sentimentale di Primo Levi, nuova edizione per i tipi di Coconino Press, prende su di sé quella “delega”. Con gli strumenti della sua arte, il disegno, la graphic novel. Passo a passo, riprendendo in mano Se questo è un uomo letto come tanti alle medie, poi La tregua e da lì in poi passando in rassegna tutto ciò che Levi ha scritto nei libri, detto nelle interviste, lasciato in immagini e filmati.

Primo Levi nel libro di Pietro Scarnera

E, ancora, tornando sui luoghi, in quella Torino dove lui, ora bolognese, è nato e per lunghi anni, come Levi, ha vissuto. In cerca di un Levi che talora le semplificazioni di una memoria puramente commemorativa trascurano o tralasciano, e la cui ricchezza e complessità sono invece straordinarie:

«Ha scritto di tutto, poesia, fantascienza, romanzi, racconti, saggi, articoli. Del lager, certo, anche in ultimo, quando vi è tornato con I sommersi e i salvati; ma di chimica, lui che il chimico l’aveva fatto per trent’anni inventando vernici; del lavoro, con le storie del montatore Faussone di La chiave a stella ascoltate a Togliattigrad quando la Siva lo mandò in Unione Sovietica a scoprire il mistero di una vernice che pareva non resistere alle acciughe; fino alla storia di un atomo di carbonio dall’origine dei tempi a quando, come ho immaginato nelle prime tavole del libro, abiterà l’occhio del gufo, l’animale nel quale Levi si riconosceva e si rappresentava».

Primo Levi nel libro di Pietro Scarnera

Anche in quella maschera di gufo che lo scrittore costruì intrecciando fili di rame e che Scarnera ha disegnato sulla copertina del libro.

La voglia di raccontare, il bisogno di narrare, le difficoltà incontrate e la caparbietà con cui è diventato uno scrittore, questo affascina Scarnera: non per nulla il libro di Levi che più ha amato è Il sistema periodico, «in cui stanno insieme tutte le sue anime». E poi il Levi nascosto, che pochissimo e solo in rare occasioni si è raccontato, così diverso dall’immagine ufficiale di lui restituita non solo dagli altri ma da lui stesso. A questo rimanda il titolo, ripreso da un racconto di Lilit, non dei più noti, neanche dei più importanti: «Ma, così mi è parso, è lui, Levi, la “stella tranquilla” sempre uguale a se stessa che in quel racconto una notte scompare perché è esplosa, paradigma di una inquietudine profonda, radicale, di un uomo che per trent’anni dopo il lager ha condotto una vita normalissima, la stessa casa, lo stesso lavoro, una moglie, due figli».

Fino a quel suicidio senza un biglietto, senza spiegazioni, l’11 aprile del 1987.

Il libro sarà presentato venerdì ore 18 con Roberto Di Caro presso la Sala Borsa di Bologna

*la foto di copertina che ritrae Pietro Scarnera è stata scattata al Salotto di Patrizia Finucci Gallo da Alessandro Turrino

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