di Roberto Di Caro

Bisognerebbe cominciare a godersi Il signor Bruschino (ma anche La cambiale di matrimonio piuttosto che L’occasione fa il ladro) come fosse l’ultima commedia all’italiana da guardare sgranocchiando popcorn, per dire: con Claudio Bisio nei panni del vecchio Gaudenzio, Alessandro Gassmann come Bruschino padre, Luca Argentero e Carolina Crescentini i due innamorati Florville e Sofia, o Chiara Francini per la Marianna impicciona a fin di bene. Della commedia all’italiana non è forse antesignana e ispirazione proprio la farsa giocosa che nell’Ottocento portava i nostri avi a baccagliare a teatro dal loggione alla platea?

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Magari con qualche frizzo in più di quelli scritti nel libretto di Giuseppe Foppa, messo in musica dal ventiduenne Gioachino Rossini nel 1813, rappresentato a Venezia e subito fischiato fin dalle prime note, e da quel tac-tac degli archetti sul portacandele che doveva tintinnare come un’eresia del diavolo. A Bologna il Bruschino arrivò nel 1968 per la regìa di Aldo Trionfo, all’epoca punzecchiato anche lui dalla critica per qualche vago “americanismo” giudicato come “un’intrusione indisponente”; e poi ripreso un paio di volte a fine anni Ottanta e Novanta.

Gioachino Rossini in cartellone al Teatro Comunale di Bologna

Ora è in cartellone al Tcbo fino a domenica 27. Per la regìa di André Barbe e Renaud Doucet, con alcune tra le migliori voci di interpreti rossiniani sulla piazza. Soprattutto, con la direzione d’orchestra frizzante e godibile quanto pulita e coscienziosa del ventottenne Michele Spotti, ormai non più una scoperta, e già molto più di una promessa.