Roberto Di Caro

Racconta Paul Curran, il regista, che «quinte, retroscena, tiri, buca dell’orchestra, niente era come in un teatro d’opera», giacché non per questo è predisposto l’EuropAuditorium, e dunque «abbiamo dovuto ripensare ogni cosa». Gli spazi, innanzitutto: la larghezza del palcoscenico, un atout per altre rappresentazioni, per il Wagner di Der Fliegende Holländer (L’Olandese Volante) era un inciampo, e con una serie di accorgimenti è toccato restringere la scena per concentrare lo sguardo dello spettatore. Poi l’acustica, naturalmente: come spiega Oksana Lyniv, l’ormai amata dai bolognesi direttrice musicale del Comunale, qui anche sul podio, lei che l’Olandese l’ha diretto, prima donna, a Bayreuth, «fino all’ultimo abbiamo spostato corni e tromboni, primi e secondi violini, provato e riprovato le distanze tra i due cori»: tutto in pochissimi giorni, perché così è quando disponi a tempo di uno spazio in un teatro che ha proprie logiche e una sua programmazione. In attesa che sia pronto, già il 19 febbraio per la Butterfly, il Comunale Nouveau, lo spazio in Fiera dove per i prossimi tre anni assisteremo alle opere. 

TCBO_Der fliegende Holländer (L’olandese volante)_L’Olandese-Thomas Johannes Mayer_Daland-Peter Rose_@Margherita Caprilli

Belle le esibizioni di Thomas Mayer l’Olandese e Elisabet Strid nel ruolo di Senta, ma i coprotagonisti non sono stati da meno. L’uso delle proiezioni, qui indispensabili nella situazione data, è riuscito più coerente di talune messe in scena di titoli in cui i video, più ancora che essere inutili, hanno talora un effetto disturbante.

A conti fatti, visto il primo risultato in condizioni così complesse, non sembra un azzardo l’appassionata dichiarazione di Lyniv secondo cui lei non mira a delle buone esecuzioni ma a «interpretazioni indimenticabili».