Non è che mi capita di leggere i servizi di Viviana Mazza. Li seguo volutamente. Perchè non sempre trovo corrispondenza tra la scrittura e le emozioni, tanto meno sui quotidiani. Viviana lavora al Corriere della Sera, spesso è in giro a raccontare le storie degli altri. Cosa c’è di meglio che ascoltare la sua. Il  tratto stiloso? Lo sguardo. Sul mondo e sulle strade che lo disegnano. 

Cinque domande a Viviana Mazza, giornalista




1)Lo scorso anno hai vinto il premio internazionale Marco Lucchetta, nella sezione quotidiani e periodici, per aver scritto l’articolo «Delara, la ragazzina-pittrice che l’Iran manda al patibolo». E poi Israele, Pakistan, Afghanistan insomma temi complicati da scrivere. C’è stato un momento in cui hai detto: “è un episodio talmente spietato che non ho il coraggio di raccontarlo”? E in quale circostanza?

In realtà non posso definirmi una corrispondente di guerra. Mi hanno inviata in diversi Paesi cosiddetti a rischio oltre che negli Stati Uniti (ho studiato e lavorato sia in America che in Egitto), ma mai finora a seguire una guerra. Spesso nei casi di grossi eventi vengono mandati i miei colleghi “senior”. Però non mi do per vinta. Cerco di andare nei posti lontani il più possibile e di continuare a tenere i rapporti per telefono e a sviluppare i contatti. Mi considero una cronista. 
Mi è capitato di trovarmi di fronte a storie penose, però le stesse persone che le vivevano volevano che io le raccontassi, perchè desideravano conoscere la verità o spingevano affiché la loro verità fosse conosciuta. Il protagonista di questa intervista di cui vi mando il link, ad esempio, un ex giornalista iraniano, è stato torturato in carcere e mi ha raccontato la sua storia insieme alla moglie. Anche lei giornalista:
Abbiamo dovuto interrompere il racconto e continuare il giorno successivo perchè era troppo doloroso per loro. Lo scorso novembre in Pakistan un’autobomba è esplosa vicino al mio hotel. E’ chiaro che ho avuto paura. E forse si sentiva un po’ dalla mia voce nel video che ho girato con una collega americana quella notte (http://www.corriere.it/esteri/10_novembre_11/camion-bomba-karachi_5a0ce078-eddf-11df-bb83-00144f02aabc.shtml). Però sono andata lo stesso a intervistare la gente e tornerò presto in Pakistan. Penso che l’importante sia capire le fonti da una parte e i lettori dall’altra (e nel frattempo verificare che le testimonianze siano legate ai fatti, al di là del fatto che ci possano commuovere) perché questo è il nostro lavoro. E certo capire il nostro rapporto con la storia è importante, ma soprattutto perché dobbiamo cercare di evitare di perdere di vista la realtà
2) Usi le scarpe tacco 12?
Le scarpe tacco 12 non le porto, non perché non siano belle ma perché cammino molto, spesso a passo veloce, e non ci riesco se me le metto
3)Nicolas Sarkozy ha detto «bombardamenti aerei mirati» in Libia, che ne pensi della crisi di Tripoli?
Sulla crisi libica: dal punto di vista della situazione militare sul campo, preferisco che a parlare siano i colleghi che sono lì al momento. Sui retroscena ci sono tante teorie, staremo a vedere. Però ti dico un paio di cose sulla base degli articoli che ho scritto su questa crisi: uno riguardava l’uso di Internet (http://archiviostorico.corriere.it/2011/febbraio/18/Attenti_Pulcino_hacker_Gheddafi_colpisce_co_8_110218032.shtml), perché mi sembrava interessante come, accanto a chi se n’è servito anche in Libia per organizzare le proteste, lo usi pure il regime per reprimere il dissenso (ad esempio, arruolando hacker filogovernativi). E’ importante notarlo perché a volte si guarda solo ad un aspetto dell’uso della tecnologia (a favore della democrazia), ma non è l’unica via. Un altro tema fondamentale in questa crisi è il ruolo delle tribù: io l’ho affrontato nei primi giorni in un micro-articolo-intervista allo storico Angelo Del Boca e il tema è stato poi sviluppato molto bene da Guido Olimpio con Farid Adly, un collaboratore libico del Corriere (http://archiviostorico.corriere.it/2011/marzo/05/bazar_delle_tribu_Cosi_Colonnello_co_9_110305019.shtml). Ho appena scritto con Farid un post per il nuovo blog del Corriere, “La 27esima Ora”, sul ruolo delle donne libiche nelle proteste, un aspetto che può servire a capire meglio non solo le proteste ma anche la società: spero che ci siano tanti commenti, sono curiosa di sapere cosa ne pensano i lettori. Questo è il link al post:http://27esimaora.corriere.it/articolo/dove-sono-le-donne-libiche/
4)Le inviate in guerra indossano il pigiama da notte?
Dipende se si ricordano di metterlo in borsa
5)La 27esima ora e 365 giornate di donne, una scommessa per questo nuovo blog che avete creato da poco. Di cosa si tratta?
E’ un blog gestito da 15 giornaliste del Corriere della Sera che lavorano in settori diversi del giornale. Il blog affronta tematiche diverse: famiglia, diritti, lavoro, diritti, moda, piaceri, tempo libero, con una particolare attenzione alle donne, anche se speriamo di riscuotere pure l’interesse dei lettori maschi. Per quanto mi riguarda, cerco di concentrarmi su “questioni estere”. Ad esempio, nel primo post ho scritto di Pakistan, nel secondo di Libia e il terzo sarà sull’Iran, e il protagonista sarà un uomo. La cosa più importante comunque per noi è il dialogo con le lettrici e i lettori. Vogliamo che questo blog sia davvero un luogo di dibattito. Invitiamo a fare commenti, e rispondiamo


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