Ieri ho posto fine (mentalmente) alle vacanze natalizie. Tra luci, abbuffate, pigiamoni rossi, regali, famiglia e tovaglie di Babbo Natale ho goduto di una bella serenità. Come calata in una bolla senza tempo, senza spazio. In mezzo a una neve emotiva, dove le impronte sporche non restano. 

Poi, con un certo sforzo, sono rientrata nel mondo.

Come vedete sto andando a ritirare un curioso regalo. Si tratta del volume monografico dedicato a  Christian Louboutin, il famoso designer francese osannato dalle donne in grado di vendere più di 500 mila paia di scarpe l’anno distribuendole in 46 paesi e nelle 21 boutique di proprietà. Devono aver pensato ad un qualche mio interesse, giacché il libro che sto scrivendo, lo sapete, si intitola appunto “Le mie prime Louboutin”.  

Edito da Rizzoli il volume, 120 euro per 352 pagine, propone l’avventura del brand attraverso una serie di scatti fotografici che interpretano le famose decoltées con la suola rossa Pantone 186c. 

Com’è nata l’idea della suola rossa?Gli schizzi per la collezione Pensées (autunno/inverno ’93-’94) erano a colori”- racconta nel libro Louboutin – “ma quando presi in mano la prima scarpa, un modello di crêpe rosa, constatai che non poteva essere più diversa dal disegno. Qualcosa non andava e ci misi qualche tempo per comprendere: la colpa era della suola nera. Strappai dalle mani della mia assistente un flacone di smalto per unghie rosso e lo rovesciai dietro alla scarpa. Grazie al colore, il modello prese vita: così nacque il mio marchio di fabbrica.
Molti still-life sono di David Lynch proprio lui, il regista visionario con il quale Louboutin ha collaborato realizzando una mostra dal titolo Fetish. Atri scatti appartengono allo straordinario Philippe Garcia. La prefazione invece è opera dell’attore John Malkovich. All’interno una meravigliosa Arielle Dombasle, moglie del filosofo Bernard-Henry Lévy

Un intreccio insolito che mi ha fatto incuriosire. 



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