Come ogni viaggio tutto parte da un baule. Dove l’immaginario spazia lontano prima di sapere cosa contiene, dove è diretto e soprattuto a chi è appartenuto.

In questo caso il tempo l’ha reso importante, prezioso. Perché il baule di cui sto parlando era in possesso della talentuosa soprano Iva Pacetti. Nata a Prato nel 1899 fu una grande interprete lirica, protagonista in tanti teatri del mondo. A soli 23 anni Toscanini la volle alla Scala.

Dunque in quel famoso baule ritrovato sono stati conservati per tanti anni i costumi di scena della prima scaligera della Turandot messa in scena alla Scala di Milano il 25 aprile del 1926, ma anche due costumi e due gioielli disegnati e realizzati dal costumista della Scala Luigi Sapelli (in arte Caramba) per la prima assoluta dell’opera e indossati da Rosa Raisa, il primo soprano della storia a interpretare il ruolo della ‘Principessa di gelo’.

Il guardaroba privato della Pacetti è stato riportato alla luce e oggi organizzato in una ricchissima mostra che aprirà al Museo del Tessuto di Prato dal 22 maggio al 21 novembre.

TURANDOT ABITO DI SCENA, MUSEO DEL TESSUTO DI PRATO, PFGSTYLE

Cosa ci troverete

Non ci saranno solo abiti ma ricostruzioni di quel periodo che hanno contribuito a vario titolo nella realizzazione degli eventi teatrali. Per esempio sette scenografie di uno dei maggiori interpreti del liberty italiano, Galileo Chini, ma anche una selezione della sua raccolta di oggetti (oltre 600 i cimeli orientali conservati al Museo fiorentino di Antropologia ed Etnologia ) conservati al rientro del suo viaggio in Siam, l’attuale Thailandia per ben tre anni, dal 1911 al 1913, per lavorare alla decorazione del Palazzo del Trono del Re Rama VI.

 

Memorizzate il percorso espositivo

Il percorso espositivo della mostra – che occupa circa 1.000 metri quadri – si apre nella Sala dei Tessuti Antichi con una selezione di circa 120 oggetti della collezione Chini, proveniente dal Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze. Potrete ammirare tessuti, costumi e maschere teatrali, porcellane, strumenti musicali, sculture, armi e manufatti d’uso di produzione thailandese e cinese, – suddivisi per ambiti tipologici all’interno di grandi teche espositive – che sono stati continua fonte di ispirazione per l’Artista e sono diventati soggetti di suoi numerosi dipinti. L’allestimento di questa sala crea continui rimandi tra il manufatto e il dipinto offrendo la possibilità di immergersi nell’Oriente vissuto dal pittore toscano.

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L’esposizione prosegue al piano superiore con una sezione dedicata alle scenografie per la Turandot e al forte influsso che l’esperienza in Siam ebbe nell’evoluzione del percorso creativo e stilistico di Chini. Accanto a opere provenienti da collezioni private, a reperti inediti e curiosi, campeggia la tela raffigurante La fede, parte del trittico La casa di Gothamodi proprietà della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Invece, la grande tela raffigurante la Festa dell’ultimo dell’anno a Bangkok, anch’essa appartenente alla Galleria, è oggetto di un’installazione multimediale che dialoga con una bellissima testa di dragone della Collezione Chini.

In questa sala sono esposti anche gli straordinari cinque bozzetti finali delle scenografie della Turandot provenienti dall’Archivio Storico Ricordi di Milano e altre due versioni di proprietà privata.

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La terza e ultima sala mette finalmente in mostra, dopo decenni di oblio, gli straordinari costumi della protagonista dell’opera, corredati dalla meravigliosa corona realizzata dalla ditta Corbella di Milano nonché dalla parrucca e dallo spillone originali, anch’essi provenienti dal misterioso baule di Iva Pacetti.

Rinvenuti in pessimo stato conservativo, i due costumi e i gioielli di scena sono stati sottoposti a importanti e complessi interventi di conservazione e restauro. I costumi sono stati restaurati dal Consorzio Tela di Penelope di Prato, mentre i gioielli sono stati affidati alle cure di Elena Della Schiava, Tommaso Pestelli e Filippo Tattini che li hanno riportati a nuovo splendore.

TURANDOT ABITO DI SCENA, MUSEO DEL TESSUTO DI PRATO, PFGSTYLE

Preparatevi a veder costumi straordinari

Accanto alle opere di proprietà del Museo, sono esposti 30 costumi straordinari provenienti dall’archivio della Sartoria Devalle di Torino, comprendenti i ruoli primari e comprimari – l’Imperatore, Calaf, Ping, Pong e Pang, il Mandarino – e i secondari – i Sacerdoti, le Ancelle, le Guardie, i personaggi del Popolo.

Si tratta dei costumi originali realizzati per la stessa edizione dell’opera, anch’essi inizialmente scomparsi, ma poi rocambolescamente ricomparsi a metà degli anni Settanta ed entrati a far parte definitivamente di questo meraviglioso archivio storico privato.

In mostra anche alcuni bozzetti originali e pochoir dei costumi dell’opera del celebre illustratore Filippo Brunelleschi, artista inizialmente designato da Puccini, il manifesto originale della prima dell’opera e la riduzione per canto e piano editi da Casa Ricordi e illustrati con la celebre immagine di Turandot realizzata da Leopoldo Metlicovitz, a oggi una delle immagini più iconiche del melodramma italiano.

Iva Pacetti. Una sezione tutta per lei

A Iva Pacetti, protagonista silenziosa della nostra mostra, il Museo ha dedicato una sezione espositiva multimediale a conclusione del percorso.

 

 

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