@lasalottiera
Meravigliosa Roma. Persino d’estate, quando il caldo scioglie i gelati per strada e i turisti prima di sedersi sulle panchine di pietra le bagnano a scrosci di minerale. Un affondo di mani sotto le fontane, dove i ragazzi bagnano i cappelli per indossarli fradici e freschi di quell’acqua potabile che i tassisti suggeriscono “ ‘ndo la trovi n’acqua così bona pé strada senza pagà”.
In una magica sera di fine festa passeggiavo anch’io fiancheggiando la Fontana di Trevi, con lo stesso incedere lento e un po’ flâneur di Gepy Gambardella ne La Grande Bellezza. E vivevo, come in quel film, le luci attenuate e il suono dei passi sul selciato. Dopo il silenzio di chi è già a letto e lascia spazio a quelli come noi.
Poi sono sempre le mattine seguenti, i risvegli lenti e le lenzuola fresche, che raccontano tanto dei miei soggiorni. Al Mercure Roma Corso Trieste hotel, inserito dalle Belle Arti nel progetto Città Giardino a pochi passi dal famoso quartiere Coppedé, la prima colazione ha avuto un percorso narrativo tutto suo. Seduto al mio tavolo davanti a un caffè si sono intrecciate le storie di Mathieu Saas, direttore dell’hotel, 39 anni, l’infanzia francese, una carriera nel gruppo francese Accor, anno sabbatico sulla moto come Che Guevara per tutto il Sud America, Bolivia, Argentina, Cile, Perù, Colombia. E da diversi anni a Roma per occuparsi di tutti i progetti di ristrutturazione dei cinque hotel: “Una scommessa – racconta con un ottimo italiano ma l’accento francese – occuparsi di un hotel come questo, rilanciarlo, modificarlo. E’ stato un lavoro importante, fatto durante la pandemia, un progetto da 4,5 milioni di euro. Al Mercure Roma Corso Trieste Ci sono più di 100 camere e quattro suite (tra classic, superior, deluxe con balcone e deluxe dotate di jacuzzi esterna privata), interamente rinnovate e dotate di tutti i confort. E Roma mi piace molto”
Un piccolo Salotto con Mathieu Saas, direttore del Mercure Roma Corso Trieste
Dall’esperienza dei suoi viaggi cosa ha inserito negli hotel?
“Creatività, originalità e lifestyle, è importante andare oltre gli schemi. Il mio film preferito è Budapest Hotel di Wes Anderson, mi piacciono i luoghi che raccontano. C’è una narrazione anche alla base delle nostre scelte di arredo qui al Mercure Corso Trieste, struttura che ha visto un sostanzioso restyling: abbiamo scelto il tema della natura, con materiali in legno e tanto verde che ritroviamo nella piante esterne ma anche in alcune camere deluxe con una spalliera realizzata dall’artista francese Stella Cadente. Altre camere hanno la carta da parati che riproduce i parchi romani, sembra di stare all’aperto, siamo a pochi passi da Villa Ada e Villa Torlonia. Volevo anche una situazione aperta, senza barriere visive, costruita con materiali riciclabili. Dove prima c’era una sala colazione ora abbiamo creato un giardino, un luogo accogliente anche per gli ospiti esterni. Un luogo di ristoro, un giardino privato, dove i clienti possono gustare una bella colazione e le persone ordinare un aperitivo o cenare”.
Avete aggiunto anche il ristorante Binomio. Perché si chiama così?
“Sì, Binomio. Ci sono molte proposte di piatti: la filosofia dello chef Marta Costantini è proprio l’abbinamento di due cose diverse che apparentemente non sembrano stare insieme ma che in realtà si sposano benissimo. Per esempio carne con salsa di pesce, ma anche abbinamenti che raccontano diverse regioni e un accenno internazionale come i ravioli tipici che fanno in Giappone con l’interno a base di baccalà romano. Ecco la voce binomio. C’è anche una pizza specialissima e, dicono tutti, molto buona”.
Ma vivere in hotel, come spesso fanno gli scrittori francesi? Albert Cossery ad esempio?
“ Non vivrei mai in un hotel, neanche se potessi farlo gratuitamente. Capisco il fascino per uno scrittore, per un un cliente, ma per me significherebbe aprire la porta di camera ed entrare immediatamente a lavorare”.
