Anche questa quarta edizione di WriteWear ha il suo vincitore. Anzi tre per l’esattezza. A pari merito sono entrati al primo posto tre bellissimi racconti, un podio da dividere insomma e da ascoltare il 7 luglio durante la premiazione di WriteWear che si svolgerà a Thiene alle ore 10. 

Saremo con Roberto Benelli, ideatore del brand Dress-Art, che ci ha accompagnato in questo appuntamento. Una collaborazione di incastro, si potrebbe dire, fra arte letteratura e moda. Non potevano che essere T-shirt d’artista quelle che indosseranno i vincitori.

Chi sono?

Milena Preti “Anemos”
Silvia Seracini “Spesa al volo”
Simonetta Rigato “Nel regno di Mr Wang”

Ogni volta scegliere è difficile perché il livello dei testi è davvero molto alto, voi che ne pensate di questi tre vincitori?   



– ÀNEMOS
di Milena Preti

Dalle sue dita uscivano i colori. 
Spruzzati dai polpastrelli con un piccolo getto d’aria, le tinte si mescolavano sulle stoffe, creando sfumature a volte delicate, a volte intense.
Il disegno finale non si intravedeva ancora, ma l’U42BX lo aveva già deciso.
Ari, il sovraintendente della sartoria, controllava con attenzione il lavoro dei “creativi”, quindici robot progettati per la moda.
Il loro apparato neurale, formato da miliardi di sinapsi trasmesse da un fluido sintetico, aveva sostituito i vecchi processori elettronici.
Il lavoro sapiente dei robot produceva un leggero ronzio che le macchine mettevano in sincronia per formare un unico suono, gradevole e operoso.
“Che cos’è?” domandò Ari, rapito dalla sapiente gamma di nuance che si intrecciavano sul tessuto. Ogni legame era un fascio di colore che partiva o giungeva a una sfera, che però in continuazione cambiava tono, forma e direzione. I colori si legavano alle cose e tutto era sorprendentemente interconnesso.
“È la tua anima” rispose stupito l’U42BX “Noi guardiamo l’universo con i vostri occhi, ma senza le vostre paure. Non è per questo che ci avete creati privi di passato?”.
Ari ascoltò la verità uscire dalla bocca del robot. Abbassò lo sguardo, sorrise e la sua anima cambiò colore.

– SPESA AL VOLO
di Silvia Seracini

Proprio dietro i flaconi blu di detersivo da rifornire, dall’altra parte dello scaffale gli era parso di intravedere le sue gambe sottili rivestite di calze color ocra.
Forse si era rialzato troppo in fretta per sistemare le albicocche dalla pile di cassette che aveva trascinato fino al reparto della frutta: quale delle abituali clienti poteva avere due mani così tenuemente venate di azzurro fra le pieghe dei sacchetti di plastica?
Poi, trasportando un carico di angurie, nel corridoio dei cosmetici le aveva riconosciute mentre frugavano alla ricerca della cipria più impalpabile. Di spalle lei appariva davvero esile e code di un abito – da sera? – di seta verde e turchese le penzolavano da sotto uno spolverino stropicciato.
Lo stesso che poco dopo aveva trovato abbandonato dietro le cassette dei fiori di zucca mentre l’arcobaleno di un’apertura d’ali aveva catturato il suo sguardo fuori dalle vetrate del supermercato.
E quando la dolcezza dell’ultimo cocomero gli era esplosa di rosso e nero fra le scarpe antinfortunio, aveva mormorato: “Non è possibile”.
Perché la ragazza farfalla può esistere solo nelle fantasie di un magazziniere dalla schiena spaccata in due dalla fatica.

– NEL REGNO DI MR WANG
di Shanghailady


Mi accadde, un tempo, di vivere nel Regno di Mr Wang. Era un ometto assai basso di statura, che la natura non aveva certo favorito dal momento che era pure storpio. Avanzava poggiandosi su due antiquate stampelle in legno, trascinando la gamba più corta da cui penzolava un piede deforme incapace di toccare terra. Nemmeno le fattezze del viso erano gradevoli, contornate da capelli ispidi, ovviamente neri, poco curati e privi di un taglio, che scendevano sul collo visibilmente sporco, così come lo erano i polsi, della camicia. Il destino aveva costretto Mr Wang a guardare il mondo e le persone sempre dal basso. Piroettando di 180° su una stampella ti invitava a seguirlo dentro una stanza polverosa alle cui pareti erano accatastati mucchi di tappeti: due assistenti sfilavano quelli da guardare aprendoli sotto una nuvola di polvere. Fu quando la nuvola si depose che vidi emergere un mondo di blu, di gialli, di rossi, di ocra, mappe fantastiche sulle quali disegni geometrici, melograni, peonie, animali mitici e artigli dragoneschi attizzavano la mia immaginazione: il blu dei mongoli rifletteva i loro cieli. Il giallo brillante rimandava a corti imperiali. Ogni disegno, ogni colore o tipo di filo di lana o numero di nodi aveva una storia da raccontare. Presi a trascorrere i pomeriggi da Mr Wang, seduta su un tappeto a gambe incrociate, in modo che i nostri occhi fossero sullo stesso livello. Quando infine dovetti tornare in Italia, lui volle farmi un dono. Era un tappeto dallo sfondo ocra nel quale un dragone blu si affiancava ad una fenice. Il messaggio era chiaro: augurava alla mia vita armonia.



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