Lussuoso e dissacrante: c’erano tutti tranne lui. Il potere lo si comunica con l’assenza, così deve aver pensato Damien Hirst, l’artista britannico che alla soglia dei cinquanta ritenta la fortuna con una mostra kolossal a Venezia di grande effetto. Qualcuno ha lamentato la sostanza, altri lo danno danno già per spacciato pensando che il suo tempo è finito nel 2008 quando mise all’asta da Sotheby’s alcune sue opere ricavandone 111 milioni di sterline.

Di fatto all’opening di sabato François Pinault, che ha patrocinato il tutto ed è proprietario di Palazzo Grassi e Punta della Dogana dove si svolge la mostra, girava soddisfatto fra i grandi mostri alti tre piani come a dimostrare che il luxury dei nostri tempi lo si può inventare e venderlo per vero. Un po’ come ha fatto lo scrittore spagnolo Max Aub nel libro Jusep Torres Campalans spacciando i disegni di sua nipote per le opere di un grande pittore cubista amico di Picasso. All’uscita del libro ci fu chi propose addirittura di organizzare una mostra con le opere del cubista dimenticato: la biografia dell’artista era una bufala ma ebbe lo stesso successo che se fosse stata vera. Chi può dunque argomentare una verità sul ruolo della finzione e del reale? Ciò che vedo o voglio guardare viene sempre influenzato dal come lo si mostra. E qui, a parte i falsi reperti come opera d’arte, ci sono comunque nove anni di progettazione, più di quattro mesi di allestimento  e un impegno economico di decine di milioni di euro.

Non vedo l’ora di arrivare ad avere una posizione in cui posso realizzare della brutta arte e farla franca. Al momento se facessi certe cose le persone le guarderebbero, farebbero le loro considerazioni e poi direbbero “Ma vaffanculo!” Ma dopo un po’ puoi farla franca con queste cose. (Damien Hirst, 1990)

Damien Hirst a Venezia

Damien Hirst “Treasures from the Wreck of the Unbelievable”: cosa ci troverete

Intanto il divertimento, 55 stanze per 200 opere. Poi il passaggio da Punta della Dogana a Palazzo Grassi per un copione che racconta di storie e di ritrovamenti, di Roma e dell’antica Grecia, di  Aztechi, Africa e India, di busti faraonici, di armature, teschi di ciclopi in marmo di Carrara, statue alte 18 metri e posate da tavolo, con omaggi alla cultura pop di Topolino e Rihanna in marmo rosso nelle sembianze di una dea egizia. Insomma un mondo magico dove stupirsi, allentare la presa, ricominciare da capo. Una idea stralunata dell’arte? Forse sì, ma c’è da imparare. Se Hirst è riuscito a piazzare uno squalo in formaldeide per 8 milioni di dollari.

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