“Ho voluto dirti che ti amavo. Gridarlo. E’ tutto.” L’autrice è Marguerite Duras, straordinaria scrittrice francese , scomparsa all’età di 66 anni. Era famosa per i suoi amori impossibili.
Proviamo,dunque,a ragionare sulla passione. Passioni potenti, vere. Passioni che sovrastano la razionalità. Passioni che dominano l’amore, che non conoscono i tempi, che corrono sui fili esili del corpo. Passioni che conoscono il possesso dell’immediatezza , passioni che non trovano conferme, passioni come Oceani.
Passioni che debbono essere gridate, appunto, oppure trascritte sulla carta. “Venga ad amarmi- continua la Duras. Venga. Vieni in questa carta bianca. Insieme a me.” Così accade che questo tipo emozione, la più inquietante dopo l’indifferenza, approdi realmente sulla carta. E prenda forma, con assoluta necessità, predisponendosi al lessico del sublime. Sulla pagina fluttua e acquista morbidezza, vaga e poi si inerpica fra le dita di quella mano che ha ancora addosso tutta la forza dell’imprevedibilità, del fantastico.
Troppo per un articolo di moda? Sbagliato. Se un oggetto, un prodotto o una storia vi appassiona dovete regalare al vostro lettore la stessa sensazione che voi provate. Spiegare il perché di questo legame, da cosa nasce e cosa rappresenta. Diventerà un piccolo racconto.
Non dovete perciò assumere un’impostazione troppo precisa, tecnica. Meglio lasciare scorrere i pensieri e le emozioni.
Vi ricordo l’osservazione di Franz Kafka: “Se il libro che stiamo leggendo non ci sveglia con un pugno in testa, perché mai lo leggiamo? Perché ci renda felici? Mio Dio, saremmo felici lo stesso, anche senza libri, e i libri che ci rendono felici , quelli, all’occorrenza, potremmo scriverli da soli. Un libro deve essere un’ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi. Di questo sono convinto[1].
Per un articolo di moda, o un post, vale la stessa regola. Perché mai dovrei leggerlo? Avete idea di quanti blog parlano di Guerlain o di Balenciaga, di Prada o di Scervino? Ecco voi dovete fare di più. Raccontate, narrate. Appassionateci. Affinché non si veda solo il colore di una borsa, ma si riconosca, soprattutto, la penna dell’autore.
Esercizio: Bene, siamo alla terza lezione. Abbiamo fatto qualche incipit e ci siamo avviati verso un percorso narrativo. Ora, parlando di passione, facciamo un salto in avanti. Proviamo a scrivere un vero e proprio articolo di mezza cartella. La cartella, in gergo giornalistico, è un foglio composto da 30 righe per 60 battute spazi compresi. Quindi la lunghezza sarà di 15 righe.
Scegliete un prodotto che in questo momento vi appassiona, vi piace. Un abito oppure un accessorio che avete comprato o che volete possedere. Osservatelo con calma, attentamente. Iniziate a raccontarlo, con le suggestioni che vi appartengono. Cercate di guardarlo con i sensi allertati abbinando i colori ai ricordi, le forme all’immaginario. Attenzione perché dovete narrare ma anche descrivere l’oggetto, lavorare di scrittura e insieme fornire indicazioni sul manufatto.
Ed ora calma e concentrazione. Un bel respiro e via con il lavoro. Come sempre scrivete sotto questo post e linkatemi la foto.
Buon lavoro sweeties!
[1] Franz Kafka, Briefe, 1902-1924, Fischer , Frankfurt am Main, 1958, pp 27-28. La lettera del 27 gennaio 1904, è indirizzata a Oskar Pollak
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Ci ho messo un po' perchè non riuscivo a trovare "la passione" a cui ispirarmi (e poi le splendide parole di Kafka mi hanno un pò inibita!)... questo è quello che alla fine è venuto fuori (su word sono 13 righe)
a presto! :)
Un gomitolo. Può essere considerato come metafora della mia vita. Ingarbugliata, spesso difficoltosa ma stimolata da possibilità infinite. Un giorno ho deciso di utilizzarlo per cercare di realizzare qualcosa di nuovo, qualcosa per me, qualcosa di unico. Quello che prima era solo una matassa informe, attraverso le mie mani, si è trasformato in un prodotto concreto. E così da una collana… tante collane! La passione nel cercare di creare nuove forme mista ad una smisurata curiosità è stata la formula che ha permesso la nascita di una linea completa: TAYL. Ma c’è un pezzo al quale tengo in modo particolare. Che ogni volta che metto mano a uncinetto, ago e filati mi ricorda che non ci sono confini alla fantasia. Quel girocollo sembra essere stato strappato a un giardino lussureggiante, mentre il sole pian piano va giù. Tanti fiori di materiali diversi spuntati come per caso, creando un perfetto equilibrio cromatico. Mandarino, salmone, pesca, bruciato, una scala cromatica di arancioni. La tridimensionalità delle forme è accentuata da tocchi brillanti di strass e pietre tra il grigio fumo e il profondo ebano. Un oggetto unico che somiglia quasi ad un pezzo di design al confine tra arte e moda.
photo: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=362941960414121&set=a.249466635094988.56148.161902727184713&type=1&theater
Ylenia
http://tayl-yleniaruta.blogspot.com/
yleniaruta@libero.it
Che bijoux di famiglia!
È bello sentirsi esclusive, ed io posso affermare di esserlo: sono l’agente esclusiva di vendita di “Impronte” (http://album.alfemminile.com/album/811687/autunno-inverno-2011-2012-0.html
), la collezione di bijoux creati da mia sorella Chiara.
Me la immagino di notte, dopo un’intensa giornata spesa fra il lavoro e la famiglia, trastullarsi fra le sue amate creazioni. Orecchini, anelli, bracciali, collane, portachiavi. Oggetti semplici in cui c’è tutto: l’idea, la scelta dei materiali, l’abbinamento dei colori, la passione del lavoro artigianale svolto con gli attrezzi che le ha regalato suo marito per il compleanno o che scovo per lei a metà prezzo nei miei giri per il mondo.
Rigorosamente fatti col cuore, oltre che con tutto il resto: la plastica colorata delle bottiglie di bibite che i miei nipotini hanno bevuto per merenda, la stoffa del costume ormai un po’ stretto che le aveva regalato la sua gemella Marta, i vecchi bottoni dell’amata nonna Anita e le pietre che siamo solite acquistare presso le botteghe indiane nelle periferie delle stazioni del mondo, quando riusciamo a ritagliarci del tempo tutto per noi, come quando eravamo piccole e ci scambiavano per tre gemelle.
Che poi le gemelle erano solo loro due, ma ho finito per apprezzare il privilegio del distacco. Come quando le parole giuste riescono a separarsi dalla penna per comporre la frase più adatta per toccarti il cuore, sopra il quale non può che oscillare la nuova collana di “Impronte”. Che lasciano semplicemente il segno.
Silvia
silviaseracini@yahoo.it